Trasporto in città, vincono ancora le auto: transizione energetica lontana per le fasce più povere

di FLAVIA LANDOLFI (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
26 Novembre 2024
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di FLAVIA LANDOLFI (dal Sole 24 Ore)

È un’amara conferma quella che arriva dal 21° Rapporto sulla mobilità “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” a cura di Isfort, che sarà presentato oggi a Roma in collaborazione con il Cnel, con il supporto scientifico di Agens e Asstra, il sostegno di Fnc. Le automobili restano la scelta preferenziale per gli spostamenti in città, mentre l’intermodalità in chiave sostenibile aumenta sì ma con cifre minimali, quasi trascurabili e comunque non in grado da sole di incidere sulla montagna di spostamenti sulle quattro ruote.

Ma vediamo qualche tendenza. Per quanto riguarda i trasporti “verdi” nel primo semestre 2024 si assiste a una ripresa della mobilità sostenibile, con un miglioramento di quasi 3 punti rispetto al primo semestre 2023. Il contributo più significativo arriva dagli spostamenti a piedi (+2,4%) seguita dalla bici/micromobilità (+0,3%) e dal trasporto pubblico (+0,2%). Ma nonostante una mini-flessione dell’uso dell’automobile (-2,5%) la prospettiva di un riequilibrio modale è ancora molto lontana. A scavare il solco tra le quattro ruote private e il trasporto sostenibile, incluso il Tpl, sono i numeri: solo un terzo della popolazione va a piedi, usa i bus o le biciclette. Tutti gli altri, quasi il 65% nel 2023 e il 63,1% nel primo semestre di quest’anno, usano l’auto privata.
«Il tema centrale – dice Carlo Carminucci, economista dei trasporti e direttore della ricerca in Isfort – è la programmazione, le politiche dei trasporti urbani che purtroppo sono ancora molto carenti: senza una strategia convintamente alternativa agli spostamenti più tradizionali e inquinanti si riesce a muovere poco, uno zero virgola».

Il futuro poi non è roseo, soprattutto per il trasporto pubblico locale. Il Rapporto segue le stime dell’ISTAT indicando un calo della popolazione stimato al 2044 da -4% a -8% (quasi 5 milioni di residenti in meno), in base allo scenario più o meno pessimistico. E dunque «in base alle stime da modello dell’Osservatorio «Audimob», si determinerà una riduzione del -2% degli spostamenti al 2034 e del -7% al 2044 (scenario mediano); gli impatti maggiori si determineranno sugli spostamenti della classe 14-19 anni (-15% al 2034 e -28% al 2044,), ma anche gli spostamenti dei lavoratori subiranno una contrazione del -6% al 2034 e del -14% al 2044». E naturalmente a farne le spese sarà soprattutto il trasporto pubblico.
«Abbiamo poi rintracciato una tendenza legata al reddito – aggiunge Carminucci – un aspetto clamoroso e inedito che inchioda le fasce di reddito più basse all’uso dell’auto privata: può sembrare un paradosso ma in realtà è un campanello d’allarme che segnala una carenza preoccupante di servizi nelle periferie che costringe le persone a muoversi con mezzi propri». I dati parlano chiaro e denunciano che il 72% dei cittadini che dichiarano un reddito medio comunale fino a 15mila euro utilizzano l’auto per i propri spostamenti contro il 15% che si muove a piedi, una percentuale che sale di quasi un punto per le fasce di reddito tra i 15mila e i 20mila euro (in questo caso usa la mobilità pedonale solo il 17% della popolazione). Risultato, il più alto tasso di mobilità sostenibile, il 39,6%, si rintraccia nella fascia oltre i 25mila euro che poi è quella che usa più delle altre i mezzi pubblici (12,5%) e che si muove più di tutte a piedi (21,6%). Stesso discorso per quanto riguarda le periferie: qui la quota di mobilità attiva scende sotto il 20%, la quota di trasporto pubblico sotto al 5%, mentre il peso di auto e moto supera il 75%.

Se l’auto privata domina incontrastata la mobilità nelle città, il Tpl ovviamente soffre. L’altra faccia degli spostamenti urbani fa fatica a riprendere quota dopo il crollo di passeggeri inflitto dalla pandemia. I dati lo confermano e nonostante flebili segni di ripresa (dal 2022 al 2023 si è registrato un + 1,2%) il calo rispetto al 2019 si attesta a -2,2%. Chi può sorridere è invece il trasporto ferroviario: Alta Velocità e Intercity segnano rispettivamente una crescita di passeggeri, tra il 2019 e il 2023, di +2% e +10%. E nel primo semestre del 2024, rispetto al primo del 2019, rispettivamente sono aumentati di un +7% e un +5%.
Fatta eccezione per il trasporto su binari, il quadro ha quindi ampi margini di miglioramento. «Serve una scossa – dice Carminucci – dobbiamo correre verso modalità più “green” ma anche ridurre le marginalità sofferte da ampi segmenti del Paese».

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 26 novembre 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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