Salario accessorio, deroga e aumenti solo per i virtuosi

di  Luigi Oliveri (da Italia Oggi)

Italia Oggi
18 Aprile 2025
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di  Luigi Oliveri (da Italia Oggi)

Un primo passo verso l’armonizzazione del trattamento economico accessorio dei dipendenti del comparto Funzioni Locali con quelli degli altri comparti. La riformulazione governativa (anticipata ieri da ItaliaOggi) agli emendamenti parlamentari in materia di trattamento accessorio, depositata mercoledì notte dall’esecutivo dinanzi alle commissioni affari costituzionale e lavoro della Camera che stanno esaminando la legge di conversione del decreto legge P.a. (dl n25/2025) punta a incrementare il fondo della contrattazione decentrata, con oneri a carico dei bilanci degli enti locali. L’incremento riguarda regioni, province, città metropolitane e comuni, ma non sarà uguale per tutti gli enti, ma dipenderà da una serie di fattori. In primo luogo, occorre applicare le previsioni dell’articolo 33, commi 1,1-bis, e 2, del d.l. 33/2019. Il che significa: da una parte, assicurare il rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio asseverato dall’organo di revisione; dall’altra parte, applicare l’aumento sino ad una spesa complessiva per tutto il personale dipendente, al lordo degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione, non superiore ai valori soglia che i decreti attuativi dell’articolo 33 citato hanno fissato per gli enti. Quindi, solo gli enti che rientrino nella fascia di quelli “virtuosi”, cioè quelli il cui rapporto tra spesa di personale e media triennale delle entrate correnti al netto del fondo crediti di dubbia esigibilità potranno permettersi il surplus di finanziamento del salario accessorio. C’è, però, un ulteriore paletto, posto dall’emendamento: in ogni caso anche gli enti virtuosi dovranno contenere l’aumento in modo da: a) reperire il valore finanziario assoluto delle somme della parte stabile del fondo della contrattazione decentrata, aumentate degli importi degli stanziamenti di bilancio che finanziano le retribuzioni di posizione e risultato degli incaricati di Elevata Qualificazione, ed ulteriormente maggiorate ovviamente dell’aumento consentito dall’emendamento; b) rapportare tale valore la con spesa complessivamente sostenuta nell’anno 2023 per gli stipendi tabellari delle aree professionali; c) assicurare che il valore assoluto finanziario della parte stabile del fondo+retribuzioni di posizione e risultato delle EQ+ l’aumento consentito dall’emendamento non incida sulla spesa del tabellare del 2023 oltre il 48%. Una serie di calcoli un po’ complessa, finalizzata a mantenere gli equilibri di bilancio e la tenuta del sistema, che però, come evidenziato prima, rappresenta solo un primo passo verso l’armonizzazione dei trattamenti economici tra comparti. L’emendamento, infatti, non raggiunge pienamente il risultato dell’omogeneizzazione dei trattamenti accessori, per due ragioni evidenti. In primo luogo, gli incrementi sono consentiti solo agli enti “virtuosi” ed entro tetti di spesa ben precisi, quindi non riguardano tutti i dipendenti del comparto, né sono attribuibili in egual misura. In secondo luogo, si tratta di una norma “in deroga” e, in qualche misura “precaria”. Infatti, l’emendamento si qualifica appunto come deroga all’articolo 23, comma 2, del d.lgs 75/2017, la norma che da anni inchioda il trattamento accessorio al valore del 2016, sia pure aggiornato al 31.12.2018 per effetto del già visto articolo 33 del d.l. 34/2019. L’articolo 23, comma 1, del dlgs 75/2017 vorrebbe, però, che l’armonizzazione del trattamento accessorio riguardasse l’intero comparto, senza limitazioni. Se tale norma fosse applicata, e spetta alla contrattazione nazionale collettiva provvedervi, l’articolo 23, comma 2, risulterebbe – finalmente – definitivamente disapplicato.

Articolo integrale pubblicato su Italia Oggi del 18 aprile 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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