di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)
Nel giorno in cui il Parlamento approva il Piano strutturale di bilancio (183 sì alla risoluzione di maggioranza alla Camera, 95 al Senato), il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rilancia a Montecitorio l’obiettivo di «costruire una credibilità per questo Governo e questo Paese», per abbassare ancora lo spread e alleggerire il peso «della spesa più odiosa che c’è, quella per gli interessi». La prospettiva del titolare dei conti, fondata sul ritorno al surplus primario (0,1% di Pil quest’anno) festeggiato con «soddisfazione morale prima ancora che politica», è strutturale come il Piano dei conti che comprimerà la dinamica della spesa per i prossimi sette anni. Ma la prospettiva dei «sacrifici» evocati nei giorni scorsi, e i fari riaccesi sul Catasto per promuovere davvero gli aggiornamenti dei valori previsti dalla legge per chi ha utilizzato il Superbonus e chiudere così una trattativa complicata con la Commissione Ue agitano la politica.
«Il nostro impegno è lavorare per una manovra che rilanci l’economia e migliori la vita degli italiani senza chiedere loro nuovi sacrifici», sostiene la premier Giorgia Meloni in un video postato su Facebook nel pomeriggio che corregge in modo netto la rotta lessicale seguita in questi giorni dal ministro dell’Economia.
È l’opposizione, sostiene semmai Meloni, a volere «l’introduzione di patrimoniali e di ulteriori imposte». «Sulle tasse Meloni mente agli italiani», ribatte a stretto giro la segretaria del Pd Elly Schlein riferendosi prima di tutto alla questione accise etichettata come «tassa Meloni», slogan rilanciato a stretto giro sui social dagli esponenti Dem. E Conte affibbia alla premier l’accusa di avere «faccia tosta quando dice che non ha aumentato le tasse: che cos’è il raddoppio dell’Iva sui pannolini? Cosa sono i tagli alla sanità e alle pensioni, i tagli delle agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa da parte dei giovani?».
L’aumento dei toni nel dibattito politico è fisiologico alla vigilia di ogni Manovra, ed è ancora più ovvio se la legge di bilancio in arrivo ha il compito di muovere il primo passo in un cammino di risanamento dei conti lungo e impegnativo, chiamato a distribuire tagli «significativi» (lo ha spiegato Giorgetti martedì sera in audizione) per costruire gli spazi fiscali per le nuove misure; misure che, per di più, sono destinate prima di tutto a confermare anche se in forma rivisitata l’esistente, cioè il taglio al cuneo fiscale e l’Irpef alleggerita, e quindi non si prestano più di tanto a una narrazione che ama di più la progressione dei benefici. «È il tripudio degli europeisti, persino dei montiani», ha buon gioco a ironizzare al Senato il leader di Azione Carlo Calenda descrivendo la «riscossa storica» di un Piano dei conti che riduce progressivamente deficit e debito, e aumenta l’avanzo primario per contrastare l’effetto della spesa per interessi archiviando il «sovranismo no euro».
In questi fuochi d’artificio dialettici, un ruolo di primo piano è inevitabilmente assegnato alla casa: «Siamo contrari a qualsiasi tassa nuova sulla casa, per Forza Italia è chiaro che non si può aumentare la pressione fiscale», mette a verbale il vicepremier Antonio Tajani dal Brasile dov’è impegnato in una missione istituzionale. Ma quella indicata da Giorgetti non è una nuova tassa, quanto piuttosto l’attuazione di quello che pur se con qualche mal di pancia nella maggioranza era stato previsto nella manovra dell’anno scorso. «Non è una novità sconvolgente, ed è giusta», commenta da Fratelli d’Italia Marco Osnato, presidente della Commissione finanze alla Camera. Ci sono poi le regioni che chiedono a Giorgetti un incontro urgente per definire le risorse sulla sanità.
I botta e risposta sono solo all’inizio. Come è solo all’inizio anche il lavoro per la soluzione operativa degli snodi fiscali principali che animeranno la Legge di Bilancio. Per ora le carte restano coperte sulla «nuova fisionomia» del taglio al cuneo, che a quanto accennato da Giorgetti alle commissioni Bilancio sembra destinato a coordinarsi con il meccanismo dell’Irpef. Nello schema entra anche il tentativo, coperture permettendo, di allargare gli sconti dell’imposta sui redditi anche sopra ai 50mila euro: l’obiettivo dei 60mila appare lontano, e la curva potrebbe fermarsi a 55mila, magari incorporando un decalage per attenuare l’effetto scalone dell’attuale decontribuzione, che si perde integralmente quando si superano i 35mila euro lordi. Sulle accise, invece, l’allineamento fra benzina e gasolio sarà progressivo, e i rincari sul diesel «non colpiranno gli autotrasportatori», come confermato anche ieri da Giorgetti.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 10 ottobre 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
Manovra 2025: il ministro Giorgetti alla Camera conferma la stretta sui conti e l’obiettivo di abbassare lo spread
di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)
Il Sole 24 Ore
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento