di CARLO MARRONI (dal Sole 24 Ore) Il futuro dell’Europa. Che si gioca in uno scenario di rischi globali – tra cui i conflitti e la fine del precedente modello di globalizzazione – di fronte ai quali «i Paesi europei possono avere successo soltanto unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria, con un’integrazione più stretta in termini sia finanziari sia fiscali» dice Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, nella sua lectio magistralis al conferimento della laurea honoris causa in scienze giuridiche banca e finanza presso l’Università degli Studi di Roma Tre. Per Panetta «il rafforzamento oggi è un obbligo, per contrastare le divisioni esterne all’Unione dobbiamo poter contare su una maggiore integrazione interna». L’Europa quindi deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei Paesi che la compongono e ha citato Luigi Einaudi: «La necessità di unificare l’Europa è evidente – scriveva l’economista prima Governatore e poi Capo dello Stato – gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire». Per Panetta quindi il monito di Einaudi «è tremendamente attuale nei tempi di frammentazione e di guerra che stiamo vivendo. Le risposte che daremo dovranno essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte». L’”agenda-Panetta” per l’Europa è ricca di sfide a medio-lungo termine, una su tutte quella della demografia – scarsa natalità e invecchiamento – e dei migranti. «Secondo Eurostat nei prossimi quindici anni la popolazione in età lavorativa nell’Unione si ridurrà del 7 per cento, e senza gli afflussi di cittadini extracomunitari oggi previsti la flessione sarebbe addirittura del 13 per cento. Per evitare un forte calo dell’offerta di lavoro e quindi della crescita potenziale dell’economia europea occorre uno sforzo significativo per consentire un ingresso regolare e controllato di immigrati e la loro integrazione nel mercato del lavoro. La questione dei flussi migratori non può essere affrontata dagli Stati membri singolarmente. Una politica di immigrazione comune a livello europeo è necessaria sia per evitare squilibri tra Stati membri di fronte alla pressione asimmetrica esercitata dagli arrivi massicci da Paesi del Sud del mondo, sia per coordinare gli ingressi regolari per motivi di lavoro» dice il Governatore. Il titolo della sua lectio – presenti tra gli altri Mario Draghi e Ignazio Visco – è: Il futuro dell’economia europea tra rischi geopolitici e frammentazione globale. Serve quindi per tenere insieme il progetto europeo un salto forte di qualità. Insomma l’Unione deve far ripartire gli investimenti pubblici e privati e per sostenere i costi della difesa, della transizione digitale, dell’immigrazione e la sicurezza energetica, e occorre un programma comune con bond Ue, altrimenti «alcuni Paesi potrebbero ritrovarsi con un ammontare di investimenti insufficiente o con un assottigliamento dello spazio fiscale». Oltretutto – aggiunge – «i vantaggi di un’azione congiunta vanno ben oltre la sfera finanziaria. Il ricorso al bilancio Ue per finanziare investimenti in beni pubblici comuni europei determinerebbe forti vantaggi per la stessa governance europea». In questo quadro vanno tenuti presenti alcuni aspetti che potrebbero creare problemi di disallineamento: il piano Green Deal della Commissione «avvantaggia i Paesi più forti dal punto di vista fiscale e rischia di segmentare il mercato unico, avviando una competizione deteriore al ribasso in cui ciascuno Stato membro mira a offrire incentivi superiori a quelli degli altri». In ogni caso la Ue deve passare da un modello di crescita basato sull’export e la domanda esterna «al rafforzamento della domanda interna e il mercato unico. Le controversie commerciali e gli shock globali rendono questa strategia di crescita meno sostenibile e più rischiosa». Inoltre la Cina, uno dei «principali mercati di sbocco europei» sta riducendo l’apertura commerciale oltre a rendere sempre più competitivi i suoi produttori. * Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 24 aprile 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)
L’Unione europea deve fare investimenti pubblici e privati
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