Il
Consiglio dei Ministri del 13 aprile 2012 ha deliberato l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale della
legge della Regione Lombardia n. 3 del 27 febbraio 2012 (c.d.Legge Harlem). Secondo il Governo, la legge regionale in questione contiene disposizioni restrittive in materia di esercizio di attività commerciali da parte di cittadini di Paesi non europei e dell’Unione europea che contrastano con i principi comunitari e statali in materia di condizione giuridica degli stranieri, tutela della concorrenza e disciplina delle professioni. La legge in questione violerebbe il principio di uguaglianza e la divisione di poteri tra Stato e Regioni. In vigore dallo scorso febbraio, prevede test di italiano e stop ai negozi “non tradizionali”.
Tra le altre cose, la legge Harlem prevede che chi vende alimenti o bevande dimostri di conoscere la lingua italiana e in italiano devono essere tradotte anche insegne ed etichette. Ha poi previsto regole più severe per aprire centri massaggi o negozi di acconciatore e ha dato la possibilità ai sindaci di vietare l’apertura “di attività che non siano tradizionali o qualitativamente rapportabili ai caratteri storici, architettonici e urbanistici dei centri storici”.
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