Il Codice dell’amministrazione digitale (Cad) compie 18 anni. Per l’occasione, Gruppo Maggioli – fondatore del portale di informazione “La Pa Digitale” – ha organizzato a Roma l’incontro tra esperti e figure istituzionali per fare il punto su criticità e aspettative della digitalizzazione delle attività amministrative. All’evento, hanno partecipato tra gli altri il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il direttore generale di Reti di comunicazione, contenuti e tecnologie presso la Commissione Europea Roberto Viola. Ecco di cosa si è discusso.
Social, IA e cybersecurity
Non solo Pnrr, le sorti della digitalizzazione presso le Pa passano anche da adeguamenti normativi, cybersicurezza e provvedimenti comunitari come l’integrazione del Digital wallet europeo all’identità digitale nazionale. Il ministro Zangrillo ha risposto sull’uso di TikTok da parte dei dipendenti pubblici, un tema che il Consiglio e la Commissione Ue hanno valutato proprio sul piano della sicurezza informatica, decidendo poi per la rimozione dell’app cinese dai dispositivi utilizzati dai dipendenti. Sulla possibilità che anche il Governo italiano opti per una scelta analoga, Zangrillo ritiene di dover considerare l’uso dei social non solo sul piano della sicurezza ma anche su quello comportamentale. Il ministro ha inoltre preso le distanze dalla linea “antifannulloni” di Brunetta, dicendosi favorevole all’utilizzo delle diverse piattaforme. “I social sono uno strumento utile, ma che va utilizzato rispettando le norme di comportamento. Il Consiglio di Stato sta attualmente valutando un codice comportamentale che invita i dipendenti a non usare i social per denigrare per la PA”. E ancora: “Bisogna capire quali sono i rischi connessi alla sicurezza degli utenti”. Infine, Zangrillo apre anche all’intelligenza artificiale generativa che ha già convinto amministrazioni internazionali come Usa e Romania: “Dobbiamo essere curiosi”, ha detto il ministro.
Smart working nelle PA
Ampiamente rodato negli anni della pandemia, il lavoro agile rientra a pieno titolo nello spettro di soluzioni digitali che possono contribuire a innovare l’attività amministrativa. A questo proposito, Zangrillo ha dichiarato: “Nel 2022, i dipendenti della PA che hanno fatto ricorso allo smart working sono stati 560mila. Si tratta di uno strumento con potenzialità straordinarie che si basa sulla fiducia. Se si creano le condizioni affinché il lavoratore raggiunga i risultati, non vedo perché la PA debba farne a meno”.
Il futuro dello Spid e il Digital wallet europeo
Se è vero che il progresso non si può fermare, il cammino tracciato dall’innovazione resta però ancora incerto. Almeno nelle Pa. L’Italia è tra i Paesi che meglio hanno accolto l’identità digitale con oltre 34 mln di Spid erogate e 1 mld di accessi nell’ultimo anno, ma non è ancora dato sapere se questo sia destinato a essere rimpiazzato da un unico portafoglio digitale europeo. “L’ambizione è quella di avere uno strumento di identità digitale valido anche oltre i confini nazionali – ha detto Zangrillo – . Oggi abbiamo mezzi digitali potenti (Spid, Cid e Io, ndr), ma non è escluso che si vada incontro a un’unica identità digitale”. Si fa ancora fatica però a comprendere quando, come e perché implementare l’identità digitale unica europea. Sarà un’estensione dell’app Io? Si integrerà alle identità nazionali esistenti? O sarà gestita da privati come nel caso dello Spid? È ancora presto per dirlo. Tuttavia, il padre del Green Pass italiano Roberto Viola non nega che il Digital wallet Ue possa essere molto più che un mero portadocumenti. E proprio sull’esperienza del Green Pass, il direttore di Connect si è detto sicuro che anche il nuovo sistema possa essere sviluppato su base open source per poi essere rilasciato a partire dal 2025. “Si tratterà di un Sistema di identità digitale distribuito che conterrà documenti e credenziali come patente, libretto e abilitazioni professionali. Sarà inoltre possibile firmare e pagare digitalmente. Il tutto con la condivisione di un token”. Una super app dunque che conterrà una super quantità di dati esposti al più alto rischio di violazione, per il quale Viola assicura “il livello di sicurezza più alto”.
I servizi online più utilizzati
All’incontro ha partecipato anche Fondazione Italia Digitale, che per l’occasione ha presentato i dati sul rapporto tra utenti e servizi digitali erogati dalle Pa. I numeri rilevano una fiducia crescente nell’efficienza dell’amministrazione digitale da parte degli italiani. La tipologia di servizi più utilizzata è il pagamento di tributi con il 53% di accessi, dei quali il 58% vengono effettuati da utenti di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Seguono i siti web della Pa con il 46%, e i servizi anagrafici e previdenziali con il 43%. Inoltre, il 47% degli utenti ritiene di beneficiare in misura maggiore dei servizi che consentono il versamento digitale di tasse e altri oneri a carico della Pa. Un alto livello di soddisfazione è rilevato anche per i servizi annessi alle prestazioni sanitarie, con il 42% dei favori. Dalla sua entrata in vigore, il Codice di amministrazione digitale è stato modificato 45 volte, l’ultima nel 2020. Ogni riforma ha inevitabilmente previsto rallentamenti e generato lacune nell’apprendimento delle nuove procedure. L’augurio è dunque che la tregua concessa dai legislatori crei le condizioni per per lasciar correre la macchina della digitalizzazione e creare le condizioni per semplificare tempi e procedimenti amministrativi. Su questo punto, Zangrillo annunciato un drastico sfoltimento burocratico già da quest’anno. “Il mio obiettivo è semplificare 600 procedure amministrative entro il 2025. Di cui 200 entro la fine del 2023”, ha dichiarato il ministro.
* Articolo integrale pubblicato su Primaonline.it il 9 marzo 2023.
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