di CARMINE FOTINA (da Il Sole 24 Ore) AI: mettere su una bilancia opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale sarebbe una sfida persa in partenza. Ma, in campi limitati, come l’impatto sui settori industriali, non mancano riflessioni e stime, raccolte ad esempio nell’indagine conoscitiva della commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera. Avviata lo scorso settembre – dopo 17 sedute e l’audizione di 82 soggetti, tra istituzioni, associazioni di categoria, esperti, consumatori e sindacati – l’indagine si è appena conclusa. La bozza del documento conclusivo sottolinea i possibili vantaggi in diversi settori, dal credito all’energia, dalle tlc alla siderurgia, e una serie di rischi trasversali che vanno dagli attacchi informatici alla dipendenza tecnologica. Dall’indagine è emerso che la percentuale di grandi imprese che ha almeno testato sistemi di Ia varia tra il 50 e il 60% (in base a stime diverse) mentre resta bassa l’adozione tra le Pmi, sotto il 20%. Proprio per la limitata diffusione tra i piccoli, la commissione presieduta da Alberto Gusmeroli (Lega) suggerisce policy per la diffusione di modelli open-source, disponibili su larga scala, che possono essere utilizzati per mitigare questo tipo di freno all’adozione. Ulteriori indicazioni, in linea tra l’altro con quanto dovrebbe essere contenuto nell’imminente disegno di legge governativo, riguardano la previsione di deroghe normative per la sperimentazione della tecnologia (sandbox regolamentari), l’assegnazione dei compiti di Authority nazionale per il settore e la costituzione di una Fondazione o una società a capitale interamente pubblico che possa facilitare la messa a terra delle politiche di sviluppo. Le applicazioni nell’industria. Secondo uno studio promosso da Ambrosetti in collaborazione con Microsoft, la produttività italiana nei prossimi anni potrebbe aumentare fino al 18% grazie all’adozione estensiva di tecnologie di intelligenza artificiale generativa, per un totale di circa 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo. L’indagine della commissione non si sofferma però solo sull’Ia generativa, quindi su ChatGpt e i suoi epigoni, ma valuta anche una serie di applicazioni, da quelle predittive a quelle per la profilazione della clientela, che a dire il vero vengono ormai usate già da diversi anni. Nell’energia, ad esempio, considerato tra i settori a più alto impatto, algoritmi di Ia vengono utilizzati anche nella gestione dell’elettricità sulla rete, per la previsione della domanda e dell’offerta e per l’integrazione delle energie rinnovabili garantendo la sicurezza del sistema. Nelle tlc, possono rilevare e prevenire attività fraudolente, come la clonazione della carta sim o l’accesso non autorizzato alle reti. E aiutano a identificare le posizioni ottimali per nuove torri cellulari o stazioni base in base ai modelli di traffico dati. Passando alla finanza, l’Ia supporta le decisioni di investimento o le attività di antiriciclaggio e può ridurre i tempi e i costi delle attività istruttorie per la concessione del credito. Nell’ampio campo della metalsiderurgia, determinati modelli statistici favoriscono lo studio delle formulazioni chimiche dei materiali o di nuove leghe e la manutenzione predittiva riduce i tempi di fermo degli impianti (secondo una ricerca condotta dal Politecnico di Milano e Google nel comparto metalmeccanico la riduzione è di almeno il 10%). L’aerospazio già da tempo si nutre di algoritmi di Ia per aumentare le prestazioni degli equipaggiamenti testati per le future missioni di esplorazione lunare. I rischi. Nel fiume di audizioni svolte dalla commissione, la tutela del diritto d’autore è emersa come preoccupazione ricorrente e non è un caso che sia al centro delle valutazioni del governo in merito alle misure da introdurre nel disegno di legge in arrivo in consiglio dei ministri forse la prossima settimana. Ma diverse associazioni industriali hanno evidenziato timori anche per l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale da parte dei propri dipendenti in relazione a possibili conseguenze sulla tutela di informazioni sensibili, segreti industriali e diritti di proprietà intellettuale. Esiste anche un rischio reale di dipendenza tecnologica, per la concentrazione delle grandi collezioni di dati nella disponibilità di poche aziende private, capaci di offrire servizi ad alta prestazione e talvolta gratuiti alle imprese. La commissione parla poi di rischi collegati all’aumento degli attacchi informatici, all’impatto ambientale di un alto consumo dei data center, ai rapporti con i consumatori e con i dipendenti considerata la necessità di motivare e giustificare decisioni come quelle ad esempio assunte in merito all’accesso al credito o alla mancata promozione di un lavoratore. C’è un accenno anche agli impatti occupazionali, ma questo tema sarà trattato in modo più compiuto in un’altra indagine conoscitiva del Parlamento, a cura della commissione Lavoro della Camera. Tra i vari dati, il documento riporta che a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione italiana (da qui al 2033 si registrerà un incremento del numero di pensionati pari a 2,3 milioni di persone), in virtù delle nuove capacità delle macchine circa 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti potrebbero essere automatizzati entro la stessa data. Le basse competenze italiane nel settore digitale impongono massicci programmi di formazione e la commissione propone l’istituzione di un tavolo interministeriale rivolto a tutto il sistema produttivo italiano, con particolare attenzione alle Pmi, per definire policy in questo campo e individuare tutti gli altri possibili rischi per il mercato del lavoro, anche con il coinvolgimento del Cnel. * Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 18 aprile 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)
Intelligenza artificiale: credito, tlc, energia i settori a impatto più alto
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