Dal Sole 24 Ore Ad aprile l’inflazione torna a scendere, portandosi a 0,9%, annua da +1,2% del mese precedente: l’aumento mensile è stato dello 0,2%. La lieve decelerazione – rileva l’Istat, che ha reso noti i dati preliminari – è l’effetto della prosecuzione su base tendenziale della flessione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da -10,3% a -13,9%) e alla decelerazione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +4,5% a +2,9%), dei servizi vari (da +2,3% a +1,8%), dei beni non durevoli (da +2,0% a +1,5%) e degli alimentari non lavorati (da +2,6% a +2,2%); al contrario, si registra un’accelerazione dei prezzi dei tabacchi (da +1,9% a +3,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,2% a +3,8%) e dei Beni energetici regolamentati (con inversione di tendenza da -13,8% a +0,8%). Nel mese di aprile l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +2,3% a +2,2% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,4% a +2,2%. La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione leggermente più ampia (da -0,2% a -0,6%) e quella dei servizi è in lieve decelerazione (da +3,0% a +2,9%), determinando un aumento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,5 punti percentuali, dai +3,2 di marzo). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona – noto come il “carrello della spesa” – proseguono la loro lenta ma costante discesa rallentano su base tendenziale (da +2,6% a +2,4%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +2,5% di marzo a +2,7%). L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,6%), dei tabacchi (+1,3%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,8%) e dei Beni alimentari lavorati (+0,5%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (-8,2%) e non regolamentati (-1,8%). L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,6% per l’indice generale e a +1,7% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 0,6% su base mensile, per la fine dei saldi stagionali, di cui il NIC non tiene conto, prolungatisi in parte anche a marzo, e dell’1,0% su base annua (da +1,2% del mese precedente). L’ISTAT ha reso anche i noti i dati sulle retribuzioni e i contratti: la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2024 è cresciuta del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2024 segna un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,0% rispetto a marzo 2023. L’aumento tendenziale delle retribuzioni è stato del 4,7% per i dipendenti dell’industria, del 2,6% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della Pubblica Amministrazione. I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: legno, carta e stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e settore metalmeccanico (+6,1%). L’incremento è invece nullo per farmacie private, pubblici esercizi e alberghi, telecomunicazioni, ministeri, forze dell’ordine, forze armate e attività dei vigili del fuoco. «Nel primo trimestre dell’anno 2024, continua la fase di recupero delle retribuzioni contrattuali rispetto all’inflazione che era iniziata a ottobre 2023. La dinamica retributiva è più favorevole nel comparto industriale, quasi cinque volte superiore a quello dei prezzi (+1,0%); per i servizi privati, invece, il valore è poco più che doppio (+2,3%)» commenta l’Istat. * Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 1 maggio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)
In Italia l’aumento dei prezzi frena a 0,9%
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