dal Sole 24 Ore
A maggio il debito pubblico italiano è salito di altri 13,1 miliardi, arrivando a quota 2.918,9 miliardi. Il passivo procede quindi con un ritmo sostanzialmente analogo a quello vissuto lo scorso mese, quando ha segnato un aumento di 11,5 miliardi. A farlo crescere è un insieme di fattori guidati ovviamente dal fabbisogno del settore pubblico, 11,5 miliardi a maggio, e completato dall’effetto di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (2,1 miliardi); mentre in senso contrario ha agito la leggera riduzione (0,3 miliardi) nelle disponibilità liquide del Tesoro.
L’aggiornamento mensile diffuso ieri da Banca d’Italia conferma dunque le dinamiche della finanza pubblica, dominate dall’aumento in termini nominali del debito ma anche da una corsa delle entrate tributarie più vivace del previsto, con il +7,1% a maggio (+2,9 miliardi) e nel complesso dei primi cinque mesi dell’anno (+13,7 miliardi) registrato dai bollettini mensili del Dipartimento Finanze e ripreso ieri dal monitoraggio di Via Nazionale. Prosegue, insomma, il viaggio del debito pubblico italiano verso la soglia segnaletica dei 3mila miliardi di euro. L’appuntamento, messo dapprima in agenda per il 2026 dai documenti ufficiali di finanza pubblica dello scorso anno, è stato poi anticipato al 2025; il mese esatto di superamento della soglia dipenderà dalle dinamiche generali della finanza pubblica ma anche dalle scelte che si dovranno o potranno fare per finanziare la prossima manovra di bilancio.
La spinta oggi arriva in particolare dal Superbonus che si traduce in debito pubblico quando i crediti d’imposta vengono utilizzati riducendo il gettito fiscale e per questa via, secondo le stime più aggiornate, è destinato a far salire il conto di oltre 30 miliardi all’anno nel 2024-26 prima di veder progressivamente spegnere i propri effetti a partire dal 2027. Naturalmente il valore assoluto nominale del debito conta poco in termini di sostenibilità delle finanze pubbliche, che dipende prima di tutto dal rapporto del passivo con il Pil. Anche da questo punto di vista l’eredità delle superagevolazioni fiscali all’edilizia è negativa, e spinge al rialzo il debito/Pil dal 137,3% dello scorso anno su su fino al 139,8% previsto per il 2026, in controtendenza con l’ampia maggioranza degli altri Paesi europei. Anche per questo l’Italia è destinata entro tre anni a raggiungere, suo malgrado, il primato continentale nel rapporto fra debito e Pil, cancellando l’ormai tradizionale primo posto di una Grecia dove invece lo stesso rapporto sta scendendo rapidamente.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 16 luglio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
A maggio il debito pubblico italiano è salito di altri 13,1 miliardi, arrivando a quota 2.918,9 miliardi. Il passivo procede quindi con un ritmo sostanzialmente analogo a quello vissuto lo scorso mese, quando ha segnato un aumento di 11,5 miliardi. A farlo crescere è un insieme di fattori guidati ovviamente dal fabbisogno del settore pubblico, 11,5 miliardi a maggio, e completato dall’effetto di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (2,1 miliardi); mentre in senso contrario ha agito la leggera riduzione (0,3 miliardi) nelle disponibilità liquide del Tesoro.
L’aggiornamento mensile diffuso ieri da Banca d’Italia conferma dunque le dinamiche della finanza pubblica, dominate dall’aumento in termini nominali del debito ma anche da una corsa delle entrate tributarie più vivace del previsto, con il +7,1% a maggio (+2,9 miliardi) e nel complesso dei primi cinque mesi dell’anno (+13,7 miliardi) registrato dai bollettini mensili del Dipartimento Finanze e ripreso ieri dal monitoraggio di Via Nazionale. Prosegue, insomma, il viaggio del debito pubblico italiano verso la soglia segnaletica dei 3mila miliardi di euro. L’appuntamento, messo dapprima in agenda per il 2026 dai documenti ufficiali di finanza pubblica dello scorso anno, è stato poi anticipato al 2025; il mese esatto di superamento della soglia dipenderà dalle dinamiche generali della finanza pubblica ma anche dalle scelte che si dovranno o potranno fare per finanziare la prossima manovra di bilancio.
La spinta oggi arriva in particolare dal Superbonus che si traduce in debito pubblico quando i crediti d’imposta vengono utilizzati riducendo il gettito fiscale e per questa via, secondo le stime più aggiornate, è destinato a far salire il conto di oltre 30 miliardi all’anno nel 2024-26 prima di veder progressivamente spegnere i propri effetti a partire dal 2027. Naturalmente il valore assoluto nominale del debito conta poco in termini di sostenibilità delle finanze pubbliche, che dipende prima di tutto dal rapporto del passivo con il Pil. Anche da questo punto di vista l’eredità delle superagevolazioni fiscali all’edilizia è negativa, e spinge al rialzo il debito/Pil dal 137,3% dello scorso anno su su fino al 139,8% previsto per il 2026, in controtendenza con l’ampia maggioranza degli altri Paesi europei. Anche per questo l’Italia è destinata entro tre anni a raggiungere, suo malgrado, il primato continentale nel rapporto fra debito e Pil, cancellando l’ormai tradizionale primo posto di una Grecia dove invece lo stesso rapporto sta scendendo rapidamente.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 16 luglio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
Il debito italiano sale a 2.918,9 miliardi, entrate su del 7,1%: i dati Bankitalia di maggio
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