Era da oltre un decennio che si attendeva una complessiva opera di risistemazione delle fonti in questa materia, innalzando al rango primario di legge una serie di disposizioni regolamentari e, finanche, di circolari che avevano, nel tempo, supplito alle carenze di una attività normativa ancora sprovvista di una reale, condivisa ispirazione di fondo.
Si tratta di questioni delicate che attengono all’efficace regolazione del mercato dei contratti pubblici e che, in difetto di un quadro strategico capace di dare organicità e forza all’intero settore della prevenzione amministrativa antimafia, rischiavano di restare insolute, continuamente esposte ad interventi frammentari e incompleti.
Il Libro II delinea oggi un perimetro sufficientemente ampio entro cui ricomprendere porzioni fondamentali di questa attività preventiva: si pensi, per tutti, all’accesso ai cantieri disposto dai prefetti ai sensi del d.lgs.150 del 2010 e oggi incastonato nel Codice in concordanza con il rilascio di tutte le tipologie di c.d. “certificazioni antimafia”.
Resta il rammarico per la soppressione, all’esito dell’iter consultivo parlamentare, dell’originario Libro I che avrebbe dovuto ricomprendere le norme di diritto sostanziale e processuale che regolano il contrasto alle mafie.
L’assenza di una delega che autorizzasse il Governo a riscrivere, o anche solo armonizzare, il testo delle disposizioni in materia ha, alla fine, consigliato l’eliminazione dallo schema di decreto legislativo di questa porzione, assai rilevante, della normativa antimafia.
Da questo punto di vista, il Codice antimafia è un’opera incompleta, ma l’impegno assunto sembra essere quello di provvedere al più presto alla sua integrazione, offrendo così definitivamente agli operatori un corpus unitario di regole che guidi e orienti nella lotta alla criminalità organizzata.
Materia ancor oggi troppo volte esposta alle bizzarrie e stravaganze di taluno che profitta dell’assenza di una cornice univoca di riferimento per fare della lotta alla mafia un palcoscenico mediatico e non un’officina di buone prassi o un esercizio di trasparenza. di Alberto Cisterna
Fonte: www.lagazzettadeglientilocali.it
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