«Dispiace essere dovuti arrivare ad un braccio di ferro con l’amministrazione – lamenta Stoppani – coinvolgendo anche le aule di tribunale, ma in questo caso non abbiamo potuto fare a meno di difenderci. Se tutti, invece, applicassero un po’ di sano buon senso si arriverebbe a risultati migliori, concordati e senza spendere soldi dei contribuenti. L’amministrazione non può scaricare sugli esercenti compiti che le spettano, come per esempio dotare le città di servizi igienici per il pubblico, come avviene in tutte le città d’Europa. E se è professionale per l’esercente consentire l’uso del bagno ad una persona in evidente stato di necessità, sarebbe altrettanto delicato da parte dell’avventore avere l’accortezza di consumare qualcosa, magari proprio per riprendersi dallo stato di disagio. Invece, purtroppo, l’uso dei servizi è diventato occasione di vandalismo, inciviltà, furti e altre cose vergognose in una società civile.
Speriamo che limitare l’uso dei bagni agli avventori consenta un più ordinato utilizzo di un servizio che comporta impegno e risorse; servizio che non può essere imposto per legge ai pubblici esercizi».
Fonte: FIPE
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