Dalla lettura del DDL sorgono spontanee alcune prime perplessità:
– Art.3 – comma 1 – cosa vuol dire che agli imprenditori agricoli è riservato il 20% dei posteggi nei mercati agricoli, se per mercato agricolo si deve intendere, per l’art. 2 del DDL, quel mercato riservato solo agli imprenditori agricoli?
– Art.3 – comma 2 – le strutture commerciali “possono” riservare alla vendita dei prodotti agricoli a km/zero almeno il 30% della superficie; cosa vuol dire “possono”? non risulta che sia vietato per un esercizio commerciale vendere prodotti agricoli aventi le caratteristiche di quelli definiti a km zero
– Art.3 – comma 3 – se non occorre la comunicazione per la vendita nelle fiere e nelle sagre, occorre comunque una richiesta di concessione di posteggio e la dichiarazione autocertificata della qualità di imprenditore agricolo – la definizione di manifestazione a carattere, religioso e benefico o politico è necessaria per ottenere omogeneità sul territorio nazionale;
– Nella bozza del DDL non si fa alcun riferimento al D.M. 20.11.2007 che dovrà intendersi abrogato implicitamente?
– Ancora una volta non si individuano le sanzioni da applicare in caso di inottemperanza alla disposizioni che regolano la vendita dei prodotti agricoli.
Il DDL è pubblicizzato sul sito www.governo.it con questo note di presentazione:
Ddl Farmer market: per l’agricoltura, l’ambiente e i consumatori
Vendita diretta di frutta e ortaggi di qualità da parte degli imprenditori agricoli del territorio di produzione, con abbattimento dei costi di trasporto delle merci e conseguente diminuzione di traffico e inquinamento. Questi sono, in poche parole, gli elementi salienti che caratterizzano i Farmer market, i mercati agricoli di vendita diretta.
“Un passo importante per l’agricoltura, i contadini e i produttori”, ha commentato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia dopo l’approvazione del ddl recante “norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli provenienti da filiera corta e di qualità”, approvato dal Consiglio dei Ministri del primo marzo scorso e che verrà ora trasmesso alla Conferenza unificata per il parere.
“Si tratta di una grande modernizzazione per tutto il settore primario e ha anche l’effetto di accorciare notevolmente le distanze tra i produttori e i consumatori” – ha aggiunto Zaia – “accorciare la filiera è indispensabile sia per la diminuzione dell’inquinamento, (anche questo è il chilometro zero), che per abbassare i costi per i consumatori”.
Il provvedimento impone un passo di qualità diverso e si aggiunge alle norme in materia di sicurezza alimentare, definendo principi importanti in materia di mercati agricoli riservati alla vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli: non solo la modalità di vendita e la trasparenza dei prezzi, ma anche una maggiore verificabilità della qualità dei prodotti: dalla semina, produzione e lavorazione alla vendita. Facciamo un esempio relativo alla qualità del prodotto in vendita nei Farmer market. Se un consumatore, un aquirente, conosce il terreno in cui vengono coltivati i prodotti, perchè fa parte del territorio circostante in cui abita, sarà molto difficile, e sicuramente controproducente per il produttore – venditore, produrre in terreni dalla qualità dubbia.
Chilometro zero è l’espressione che sta ad indicare la brevità della distanza dal luogo di produzione al quello di vendita, strettamente collegata e al concetto di filiera corta, che sostanzialmente significa il minor numero possibile di passaggi da chi produce a chi vende i prodotti. Vale a dire uno degli aspetti su cui usualmente il mercato specula di più, con i lavoratori della terra che riescono con difficoltà a far pareggiare i conti tra una buona produzione e il giusto guadagno, a fronte di un prezzo sui banconi di negozi e supermercati che paga il pedaggio di trasporti e numerosi altri passaggi. Ciò riduce il numero degli intermediari commerciali, dovrebbe dunque consentire, col superamento dei costi della distribuzione, un prezzo finale più basso. L’acquirente può accedervi tramite vendita diretta, mercatini, gruppi di acquisto, cooperative di consumo o commercio elettronico. Insomma, anche le attività delle pubbliche amministrazioni locali competenti saranno impegnate nel processo di diffusione capillare di questi mercati agricoli di vendita diretta: per la promozione dello sviluppo locale, una migliore conoscenza delle caratteristiche dei processi di trasformazione, nonché delle tradizioni rurali e produttive e, non per ultimo, per un consumo di prodotti agricoli ottenuti nel rispetto dell’ambiente. Ai consumatori il compito di valutare l’effettivo vantaggio, tra qualità e prezzo, di questa maniera di scegliere il cibo migliore per sè e i propri cari.
Fonte: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
Redazione Internet – Antonella Bellino
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