Costruzioni, il PNRR non basta: investimenti giù del 7,4% nel 2024 con l’addio al Superbonus

di MAURO SALERNO (dal Sole 24 Ore)

19 Giugno 2024
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di MAURO SALERNO (dal Sole 24 Ore)

Chiusa la stagione del Superbonus si annuncia un 2024 di passione per le costruzioni. In base alle previsioni comunicate dall’ANCE, durante l’assemblea dell’associazione costruttori a Roma, quest’anno gli investimenti chiuderanno in calo del 7,4% rispetto all’anno scorso. In particolare sarà il settore della riqualificazione a soffrire di più: il contraccolpo dell’addio ai maxi-incentivi farà crollare di ben il 27% gli investimenti nel recupero edilizio. Il deciso aumento degli investimenti in opere pubbliche, sostenuto dai progetti legati al PNRR, stimato in un +20%, non sarà sufficiente a controbilanciare la pesante caduta delle riqualificazioni, anche perché nel 2024 sono previsti in calo anche gli investimenti in nuove abitazioni (-4,7%) e nel non residenziale privato (-1 per cento).

«Il PNRR deve rappresentare una spinta e non l’ultima spiaggia», ha sotttolineato nel corso dell’assemblea la presidente dei costruttori Federica Brancaccio che non ha mancato di tocccare tutti i temi più caldi agli occhi di chi lavora il settore edile. A cominciare proprio dal Superbonus, dove si rischia di lasciare molti lavori a metà. «Negli ultimi due mesi i lavori da completare restano fermi a 7,2 miliardi, a testimonianza delle difficoltà che imprese e i cittadini stanno incontrando per terminare i lavori», ha spiegato la presidente Brancaccio mettendo in guardia rispetto al rischio di punteggiare il territorio con nuovi «scheletri urbani». Dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini, invitato a sorpresa ad aprire i lavori dell’assemblea è arrivata la rischiesta al governo di piani su infrastrutture e case «a costi sostenibili per rendere il paese attrattivo ai giovani che vengono a lavorare nelle nostre imprese». «Abbiamo bisogno di capitale umano», ha sottolineato Orsini. Ma non solo.

Allarme pagamenti e sicurezza sul lavoro. «La stragrande maggioranza delle imprese non è pagata nei tempi previsti, fino a due anni di ritardo» , denuncia Brancaccio. «Per il caro materiali si è ancora in attesa dei ristori del primo semestre 2022. Ci viene il dubbio che quei soldi non ci siano più. E per il 2024 pare siano già finiti, mentre servirebbero 1,5 miliardi in più», ha detto Brancaccio, avvertendo che «così si rischia la paralisi». La presidente interviene anche sulla sicurezza sul lavoro. Per aumentare la sicurezza dei cantieri serve «la qualificazione delle imprese edili anche per i lavori privati, come già avviene per i lavori pubblici»., ha spiegato Brancaccio. La presidente dei costruttori riconosce al ministro del Lavoro Marina Calderone (intervenuta all’assemblea) «il merito di aver avviato un proficuo confronto con tutte le parti sociali e una seria riflessione sul tema della sicurezza, rafforzando anche il sistema dei controlli. Ma noi vogliamo ancora di più». «La patente a crediti interviene infatti dopo e in senso sanzionatorio – ha aggiunto Brancaccio – mentre il modello che abbiamo in mente è quello di un’impresa qualificata, con una reputazione e un futuro da preservare. Un’impresa che sa garantire il risultato del proprio lavoro, riferimento per un’occupazione stabile e sicura e sinonimo di correttezza ed onestà».

Bene il Salva-casa: usare fondi sanatoria per rigenerazione. Promosso il decreto Salva-casa voluto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. «Giusto pensare a soluzioni per aiutare le famiglie a migliorare le proprie abitazioni – ha detto Brancaccio -. Ci auguriamo che il costo che i cittadini sosterranno per sanare queste piccole irregolarità sia destinato a interventi a favore della casa e della rigenerazione urbana». Per Brancaccio, inoltre, «non è più possibile rinviare l’approvazione di una legge organica per la rigenerazione urbana, con un fondo unico e stanziamenti adeguati e stabili nel tempo».
Deficit di concorrenza: 90% opere affidate senza gara
Tra le deunce dei costruttorio anche il deficit di concorrenza nel mercato delle opere pubbliche. «I dati – ha sottolineato Brancaccio – rilevano che oggi nelle opere pubbliche il 90% del numero degli appalti è senza vera concorrenza, che corrisponde in valore al 33% del mercato». Per Brancaccio si tratta di «un problema che ora si avverte poco per il boom dei cantieri del PNRR. Ma domani?». Sul punto dalla presidente dell’ANCE arriva anche la richiesta al governo di un rapido tagliando al codice degli appalti entrato in vigore un anno fa. «È necessario apportare al Codice alcune modifiche: le nostre sono già pronte e raccolte per essere consegnate al Governo – ha spiegato la presidente Ance -. Serve poi uno strumento applicativo semplice ed efficace e quindi un regolamento, un manuale d’uso dedicato ai lavori pubblici. Forse riusciremo così anche a evitare le continue deroghe e le procedure d’urgenza che sacrificano concorrenza e trasparenza, anche per interventi programmati da tempo».

«Il tavolo è già aperto – ha chiosato il ministro Matteo Salvini – concludendo i lavori dell’assemblea. Ma il codice della fiducia e del risultato non ha bloccato nulla come temeva qualcuno. Da luglio 2023 a metà maggio sono stati staccati 437mila Cig per 300 miliardi di euro di valore in appalti, con 3.173 stazioni appaltanti per i lavori e 3.975 per servizi e forniture». «Qualcuno temeva che lavorassero solo gli amici degli amici – ha aggiunto -. Invece la corruzione si annida dove il procedimento burocratico è più lungo e più complesso». Ai costruttori Salvini ha anche lanciato un messaggio sulla rigenerazione urbana: «Entro luglio invitati al tavolo per nuovo testo condiviso».

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 19 giugno 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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