da (Il Sole 24 Ore) Sono oltre sei su dieci i Comuni che pubblicano online sul loro sito l’elenco dei beni immobili confiscati di cui sono destinatari, con le relative informazioni. Uno scatto del +78% rispetto al 2022, che però sembra ancora lento, se non assente al Sud, con appena 248 enti che pubblicano gli elenchi, proprio dove è maggiore il numero di beni sottratti alla criminalità. Al Nord nessuna lista da 87 Comuni e al Centro da 51. Tra i capoluoghi di provincia (67 in tutto destinatari di 926 immobili), i meno trasparenti dove è presente il maggior numero di beni confiscati sono Messina (64 immobili), Barletta (47), Reggio Calabria (32). A livello di singole regioni, tra quelle che raggiungono o superano il 70% dei Comuni che pubblicano l’elenco ci sono Liguria (87,5%), Emilia Romagna (84,4%), Puglia (79,8%) e Piemonte (78,2%). Sotto il 50%, invece, Basilicata, Calabria, Lazio e Molise. La fotografia arriva da “RimanDati”, il terzo rapporto nazionale di Libera sulla trasparenza della filiera della confisca dei beni mafiosi presentato ieri a Roma e realizzato grazie all’impegno di più di cento volontari in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino e con il contributo di Istat. La buona notizia è che sui 1.100 Comuni monitorati 724 risultano virtuosi: si tratta del 65%, un balzo in avanti importanti rispetto al 36,5% registrato nel 2022 (392 Comuni su 1.073). Anche gli enti sovracomunali migliorano: su 11 Province e Città metropolitane destinatarie di beni confiscati, solo tre (Crotone, Matera e Messina) non pubblicano gli elenchi. Delle sei Regioni italiane assegnatarie incluse nella mappa solo due risultano inadempienti: Lazio e Calabria. L’avanzamento nella trasparenza è in realtà il frutto di una precisa sollecitazione. Il report di Libera è stato infatti condotto in due fasi. Nella prima di semplice monitoraggio, sui 1.100 comuni erano soltanto 504, pari al 45,8%, quelli che pubblicavano online gli elenchi. Alle amministrazioni è stata allora inoltrata la domanda di accesso civico con cui è stato richiesto di pubblicare o aggiornare le liste. Ne è seguita una seconda ricognizione sui siti dei Comuni che hanno risposto all’istanza. Da qui il “salto” da 504 a 724, con un incremento di circa 20 punti percentuali. È dunque con cognizione di causa che Tatiana Giannone, responsabile nazionale di Libera per i beni confiscati, rivendica «la forza della comunità monitorante di Libera». «Riteniamo fondamentale – spiega – che accanto ai percorsi mirati a garantire il riutilizzo sociale, anche la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati e delle informazioni sui patrimoni confiscati siano elementi di primaria importanza. In questo contesto, la trasparenza deve essere considerata anch’essa un bene comune, confortati dalle previsioni normative del Codice Antimafia, che impongono agli enti locali di mettere a disposizione di tutte e tutti i dati sui beni confiscati trasferiti al loro patrimonio, pubblicandoli in un apposito e specifico elenco». * Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 19 aprile 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l.)
Comuni più trasparenti: promosso il 65%
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