Autonomia differenziata, tempi e prospettive del referendum abrogativo

di ETTORE JORIO (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
10 Luglio 2024
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di ETTORE JORIO (dal Sole 24 Ore)

Da qui a un anno, il dibattito pubblico si concentrerà sul regionalismo asimmetrico, nonché sul ddl costituzionale introduttivo della elezione diretta del premier, ma per altri versi. Sul primo perché, al netto di incidenti di percorso che ne inabilitino il prosieguo, un’eventuale celebrazione referendaria abrogativa non potrà che avvenire nella primavera inoltrata del prossimo anno (2025).

Vediamo il perché:
– a oggi è intervenuto il deposito in Cassazione di uno dei quesiti referendari preannunciati, da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, con la opzione assicurata alla Nazione di abrogazione totale della legge 86/2024;
– sarà possibile, di qui al 30 settembre prossimo, un versamento in Cassazione di un ulteriore quesito per un’abrogazione parziale della legge medesima, riferibile alla tematica delle Intese;
– potranno essere così formalizzate due iniziative popolari alternative alla improbabile richiesta di referendum da parte di cinque Regioni a statuto ordinario;, attraverso due distinte raccolte di 500mila firme entro la medesima data, mediante deposito delle firme dei cittadini istanti, autenticate nelle forme di legge;
– dovrà materializzarsi al riguardo una positiva verifica della Cassazione, con conseguente trasmissione del/dei quesito/ti alla Consulta, che provvederà a giudicare sulla loro ammissibilità entro il 20 gennaio 2025;
– successivamente, più esattamente a giudizio positivo della Corte costituzionale sulla sua ammissibilità (in assenza della quale il tutto si trasformerà in un mero tentativo mancato), il Governo in carica fisserà la celebrazione referendaria non prima del 15 aprile e non oltre il 15 di giugno 2025.

Da qui, il pronostico sugli esiti, scanditi nel tempo:
a) il deposito del secondo quesito per abrogazione parziale, è più che verosimile;
b) le raccolte delle 500mila firme, saranno molto probabilmente traguardate per entrambi i quesiti;
c) la richiesta di referendum delle cinque Regioni sarà possibile, ma al lordo della Sardegna che non appare palesemente legittimata ad hoc, causa la sua specialità;
d) l’ammissibilità riconosciuta dalla Corte costituzionale, è tuttavia da considerarsi molto in forse, con un probabile stop del prosieguo;
e) in presenza di giudizio di ammissibilità favorevole, sarà davvero arduo portare alle urne referendarie il 50% più uno degli aventi diritto.
Rimane l’opzione ricorso alla Consulta ex articolo 127, comma 2, della Costituzione. Molto probabile, da perfezionarsi entro il 27 agosto prossimo, da parte di una o più Regioni, al netto della Sardegna che rischierebbe l’inammissibilità. A proposito del suo esito, è verosimile ritenerlo presumibilmente negativo. Una conclusione del contenzioso avanti il Giudice delle leggi che diventerà probabile anche a seguito della non inverosimile decisione di non ammissibilità dei referendum da concretizzarsi da parte dello stesso entro gli anzidetti 20 giorni dalla trasmissione del fascicolo istruito dalla Cassazione, quindi non prima della seconda decade di gennaio 2025.

Insomma, quello appena iniziato sarà un periodo duro e difficile da superare. Ciò in quanto dovrà scontare, oltre al contenzioso politico in atto che si trasferirà nelle più alte aule di giustizia, un PNRR da portare doverosamente avanti, una legge finanziaria per il 2025 impoverita anche dei 12 miliardi di risparmio pretesi dall’Ue e una sanità da dovere riparare, magari anticipando la definizione dei costi standard per Lea e l’identificazione dei fabbisogni standard per singola regione.

In tutto questo peserà la politica delle contraddizioni, tra quanto preteso dal centrosinistra nel 2001 e quanto oggetto di lotta oggi, ma soprattutto quella che, invece divenuta la politica della rivendicazione da formalizzare avanti la Consulta ovvero nelle urne referendarie, entrambi difficili da capitalizzare. Una situazione che dovrebbe essere gestita nell’interesse della Nazione intera, riportando il testo legislativo nell’officina parlamentare, dove potere correggere ciò che non va ed evitare ogni genere di inasprimento del divario tra il nord e il sud. Ciò anche in considerazione della voglia di accelerazione lombardo-veneta di rivendicare da subito la differenziazione sulle nove materie non riconducibili a Lep.

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 9 luglio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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