All’interno del PNRR 12 miliardi di progetti fantasma

di MANUELA PERRONE e GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
4 Aprile 2025
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di MANUELA PERRONE e GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ci sono circa 12 miliardi di euro dedicati a investimenti fantasma, che «hanno l’impegno di spesa, ma non il Codice unico di progetto, quindi non si sa nemmeno chi sia il soggetto attuatore». Lo ha spiegato ieri mattina il ministro per gli Affari europei e il PNRR, Tommaso Foti, nel suo intervento alla presentazione del Rapporto di previsione di primavera del Centro studi di Confindustria.
Foti ha svelato questo inedito con un doppio obiettivo: evidenziare da un lato le difficoltà inevitabili quando si guida una macchina complessa come il Pnrr italiano da 194,4 miliardi, ma sottolineare anche dall’altro lato i margini consistenti a disposizione del Governo per la nuova rimodulazione in arrivo. Su cui arriva anche l’apertura del vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto. «Se gli Stati membri lo vorranno – ha spiegato ospite di Bruno Vespa a Cinque Minuti su Rai 1 – potranno utilizzare l’opportunità, che abbiamo previsto martedì, di spostare i progetti (in ritardo, ndr) dal PNRR alla Coesione per salvaguardare gli interventi con una scadenza al 2029, che può essere prorogata fino al 2030».

Sui progetti fantasma, ha sottolineato Foti, «fisseremo un termine entro cui gli attuatori dovranno completare queste rendicontazioni mancanti, dopo di che sposteremo i fondi». Parlare di revisione del PNRR a casa delle imprese significa prima di tutto affrontare il nodo del flop di Transizione 5.0 che fin qui ha attratto richieste per soli 630-700 milioni, cioè un decimo scarso dei 6,2 miliardi potenzialmente a disposizione. Nella ricostruzione di Foti la ragione del fallimento va cercata nell’Europa dominata da una superfetazione burocratico-amministrativa, che proprio sui requisiti e gli adempimenti per gli incentivi all’innovazione delle aziende si è fatta sentire in modo pesante.

Per ora il titolare del PNRR non entra nel merito delle possibili soluzioni, perché «le rimodulazioni prima si fanno e poi si presentano» pubblicamente, ma in gioco ci sono varie opzioni, spinte anche dalle imprese, che puntano a dirottare una quota delle risorse ad altre misure affini, come i contratti di sviluppo. Il tutto, però, va concordato con una Europa che agli occhi del ministro appare «inconcludente. È mai possibile – chiede agli imprenditori, sapendo di parlare a una platea sensibile al tema – che si siano tenute ben quattro riunioni del Consiglio Affari generali a distanza di 21 giorni l’una dall’altra ripetendo ogni volta le stesse cose senza mai arrivare a una decisione?».
Nella ennesima riscrittura del Piano – ha comunque affermato Foti al Question Time alla Camera nel pomeriggio, replicando alle accuse di ritardi e inefficienze piovute dalle opposizioni – «le richieste di rimodulazione non riguardano le case e gli ospedali di comunità, gli asili nido e gli investimenti ferroviari nel Mezzogiorno». Sui nidi, in particolare, il ministro ha respinto al mittente l’accusa di aver ridotto di 100mila i nuovi posti da realizzare: «Non sono stati tagliati da questo Esecutivo, ma dalla Commissione europea perché il precedente Governo aveva sbagliato a presentare le domande. Forse anche questo, il 5 aprile, qualcuno potrebbe portare in piazza».

Su tutto il dibattito intorno alla capacità italiana di rispettare il programma di milestone e target pesa però l’incognita sempre più incombente di una spesa che nemmeno nel 2024 è riuscita a decollare. Sul punto, il rapporto del Centro studi di Confindustria stima una accelerazione dei pagamenti effettivi che mette in conto al 2025 e 2026 uscite complessive per 65 miliardi di euro. Se così fosse, altrimenti 65 miliardi resterebbero inutilizzati alla scadenza finale del 31 dicembre 2026. «Non ho difficoltà a dire che la spesa va accelerata», ha riconosciuto Foti nell’Aula di Montecitorio, rivendicando però di nuovo il primato italiano nel confronto continentale: «Ad oggi il 52% del livello spesa e il 63% di rate aggiudicate è il miglior dato che c’è in Europa. La nazione che ha più risorse dopo di noi è la Spagna, che ha chiesto il 30% della sua possibilità di spesa, noi siamo a più del doppio».
Foti ha aperto a eventuali proposte delle opposizioni per velocizzare i pagamenti. Apertura accolta dal responsabile economia del Pd Antonio Misiani che ha sottolineato però come «sarebbe un crimine avere a disposizione tutti questi fondi senza saperli spendere». «Serve attenzione alle imprese – ha rilanciato l’omologo di Forza Italia, Maurizio Casasco – perché bisogna proteggere e rilanciare la produzione in Italia con una vera politica industriale».

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 3 aprile 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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