Conti pubblici, oggi il piano: niente aumenti del debito 2024

di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
17 Settembre 2024
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di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Il programma di finanza pubblica atteso oggi in consiglio dei ministri dovrebbe partire da una notizia positiva. Nel quadro tendenziale non ci sarebbe più l’aumento del rapporto fra debito e Pil previsto per quest’anno dal Def di aprile, e la lima agirebbe anche sul 2025. Merito delle entrate che hanno corso più di quanto ipotizzato in primavera, mentre i risultati dell’economia reale non hanno fin qui tradito le attese che ai tempi del Def erano state accolte dallo scetticismo generale. I numeri come sempre ballano fino all’ultimo minuto, e in questo caso cambieranno ancora lunedì 23 quando l’ISTAT diffonderà la revisione delle stime di contabilità nazionale (solo allora ci sarà l’esame in Parlamento prima dell’invio alla Ue).

Ma quel che conta è la tendenza del debito/Pil negli anni: preoccupante nella curva disegnata dal Def, che aveva messo in calendario un aumento di 5 decimali quest’anno (dal 137,3% al 137,8%) e di 1,1 punti il prossimo (al 138,9%), più rassicurante e piatta nell’aggiornamento che sarà contenuto nel Piano strutturale di bilancio. Il nuovo documento segna la tappa di avvio della procedura di bilancio ridisegnata (parzialmente per ora) dalla riforma della governance economica della Ue. Il testo, più di 150 pagine articolate in quattro grandi capitoli, fotografa le dinamiche della finanza pubblica, indica gli spazi fiscali per le prossime manovre e dettaglia i piani di riforme necessari per allungare da quattro a sette anni il periodo di aggiustamento.

L’indice dei contenuti insomma è ricchissimo: ma in particolare nel caso dell’Italia tutto parte dal debito, che va rimesso su un percorso discendente soprattutto dal 2028 quando, terminata la procedura per deficit eccessivo, dovrà perdere almeno un punto all’anno nel rapporto con il Pil come imposto dalle clausole del “nuovo Patto”. Qui entrano in gioco le entrate, che nei primi sette mesi dell’anno hanno segnato un +6,5% complessivo (+6,2% se ci si concentra sul solo perimetro statale) come dettagliato ancora ieri dal rapporto mensile della Ragioneria generale su tasse e contributi. La crescita, molto più netta del +2,65% ipotizzato su base annuale dall’ultimo Def, è riuscita a tamponare gli effetti del Superbonus, caratterizzati da un mini-moltiplicatore da 0,3 (30 centesimi di Pil per ogni euro di spesa) secondo gli ultimi calcoli dell’Fmi e destinati a farsi sentire parecchio anche sul prossimo triennio, quindi in pratica fino al termine della legislatura, prima di diradarsi. Con il risultato di incidere sul fabbisogno, negativo a luglio quando infatti il debito si è ridotto leggermente (2.946 miliardi, 1,1 in meno del mese precedente) sia ad agosto, che dovrebbe offrire una flessione anche maggiore; e soprattutto di modificare gli spazi fiscali di quest’anno, e dei prossimi ma solo nella quota strutturale che si può quindi mettere a preventivo per il futuro: futuro che, senza l’extradeficit, resta complicato come conferma la caccia di Governo e maggioranza a nuove entrate. Questo comunque permette di replicare l’anticipo di alcune spese (nel menù oltre al bonus Befana, su cui si veda l’articolo a fianco, ci sono ancora una volta PA e conguagli previdenziali) per alleggerire il carico della manovra.

Il passaggio imporrà una relazione al Parlamento, e una differenza nella linea di deficit e debito rispetto al tendenziale: l’entità di questa differenza è ancora al centro delle valutazioni politiche per distribuire i pesi finanziari. Mentre resta ora esclusa l’ipotesi di uno scostamento per il 2025, in vista di una manovra quindi chiamata a muoversi su un terreno reso impervio dall’assenza del solito fluidificante dell’extradeficit. Anche la crescita aiutafino a un certo punto: perché dopo il +1% confermato per il 2024, l’anno prossimo partirebbe da un tendenziale al +1,1% con un obiettivo al +1,3-1,4% attribuito all’effetto espansivo della legge di bilancio. Ma il quadro programmatico assumerà la forma definitiva dopo le nuove cifre ISTAT. E poi, appunto, ci sono le riforme: in un programma che si concentrerà in particolare su Pubblica amministrazione, concorrenza e giustizia civile, con l’indicazione dei ministeri responsabili di ogni programma come accaduto nel PNRR.

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 17 settembre 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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