È legge la riforma penale targata Nordio

di GIOVANNI NEGRI (dal Sole 24 Ore)

Il Sole 24 Ore
11 Luglio 2024
Scarica PDF Stampa
Modifica zoom
100%

di GIOVANNI NEGRI (dal Sole 24 Ore)

Dall’abuso d’ufficio alle intercettazioni, dalla custodia cautelare all’inappellabilità. È legge la riforma penale del ministro della Giustizia Carlo Nordio. La Camera ha approvato ieri definitivamente, con 199 sì e 102 no, il testo del provvedimento dal contenuto assai composito. A norme di diritto penale sostanziale, quella emblema innanzitutto, la soppressione dell’abuso d’ufficio, si accompagnano misure di procedura come l’introduzione di nuovi limiti alla pubblicazione delle intercettazioni oppure l’introduzione della decisione collegiale sulla custodia cautelare.

Esulta il ministro, sottolineando a Radio24 come «l’approvazione di questo disegno di legge rappresenta una svolta nel rafforzamento delle garanzie per gli indagati e una mano tesa a tutti i pubblici amministratori, che non avranno più paura di firmare».
In sintonia il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani per il quale la cancellazione dell’abuso d’ufficio «non è impunità ma la possibilità di poter lavorare senza avere una spada di Damocle sulla testa che rischiava di creare enormi problemi ai sindaci e alla buona amministrazione. Un primo passo importante, una promessa fatta agli elettori mantenuta, ora dobbiamo andare avanti con la riforma». E il viceministro Francesco Paolo Sisto esalta il «new deal garantista».

Ma per l’ex Procuratore antimafia oggi deputato 5 Stelle Federico Cafiero De Raho, «questa legge non serve alla Giustizia, che non viene né accelerata né rafforzata, ma nuoce ai cittadini, che perdono strumenti di difesa contro le angherie e le prevaricazioni del potere pubblico e occasioni di conoscenza dei sistemi illegali».
Di certo, per molte delle norme approvate ieri servirà una sorta di tagliando a tempo. In parte per ragioni di sostenibilità, è il caso delle previsione di decisione collegiale per l’adozione di una misura cautelare personale. Dove la stessa Anm, al di là del giudizio nel merito, ha messo in evidenza come la costituzione dei collegi, soprattutto negli uffici giudiziari di dimensioni medio piccole, sarà fonte di criticità prima e di incompatibilità a catena poi. Che del problema il ministero sia, almeno in parte, consapevole, è prova l’ampliamento della pianta organica dei magistrati, con 250 unità da destinare alla sola funzione giudicante. Ma il dubbio fondato è che siano comunque ancora troppo pochi.

C’è poi il tema della tenuta giuridica che investe innanzitutto la norma manifesto di tutta la legge, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Al netto delle 5mila (circa) denunce annue di cittadini che si ritenevano vittime di condotte illecite da parte dei pubblici amministratori, destinati a restare da ora senza tutele o, come temono altri, a convogliare le denunce su altre fattispecie, da sciogliere c’è il nodo della coerenza della soppressione (accompagnata oltretutto dal drastico ridimensionamento del traffico d’influenze) con il progetto di direttiva comunitaria approvato dalla Commissione europea poco più di un anno fa.

Nordio ha assicurato, dopo il vertice dei ministri della Giustizia dell’Unione Europea di metà giugno, di avere trovato un punto di equilibrio, con l’obbligo di previsione di un reato analogo all’abuso d’ufficio regredito a semplice facoltà per gli Stati e, per l’Italia in particolare, grazie all’ampio arsenale di norme anticorruzione.
Ma andrà poi verificata anche la compatibilità della nuova inappellabilità con la lettura che la Corte Costituzionale ha dato nel 2007, e successivamente, bocciando la vecchia legge Pecorella che introdusse per la prima volta i limiti all’appello del pubblico ministero. La riproposizione fa leva sul catalogo più circoscritto dei reati interessati (quelli a citazione diretta davanti al giudice unico), escludendo quelli più gravi, e sulla compensazione con i limiti per le difese introdotti nel contesto della riforma del processo penale.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore dell’11 luglio 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento