PNRR: i lavori decollano: aggiudicato il 57% delle gare

di GIANNI TROVATI e MANUELA PERRONE (dal Sole 24 Ore)

18 Giugno 2024
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di GIANNI TROVATI e MANUELA PERRONE (dal Sole 24 Ore)

Nei suoi primi tre anni di vita, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato soprattutto rivendicazione politica sulla quantità di fondi ottenuti, trattativa eterna con la Commissione europea sulla rimodulazione del programma originario e corsa contro il tempo per il rispetto formale o sostanziale degli elenchi semestrali di milestones e target. A tutto questo i non addetti ai lavori hanno assistito con un grado di interesse decrescente, ostacolato dalla fatica di doversi districare fra un’infinità di nomi, sigle e obiettivi non sempre comprensibili, in una complessità accresciuta da una burocrazia comunitaria rigogliosa almeno quanto i fondi messi a disposizione dal debito comune europeo. Tutto questo non è finito, dal momento che il Governo italiano è ancora impegnato, a quasi sei mesi dalla richiesta, nel confronto con la Commissione sul raggiungimento dei 52 obiettivi di fine 2023, che danno diritto all’incasso della quinta rata da 10,6 miliardi. E proprio oggi è iniziata a Roma l’ennesima visita periodica da parte dei tecnici dell’Esecutivo comunitario, che resteranno nella Capitale fino a giovedì per fare il punto con i ministeri e i diversi «soggetti attuatori» sull’avanzamento del Piano e sulle prossime mosse.
Dopo la lunga fase dominata dalla produzione normativa delle «riforme abilitanti», dalla concorrenza alla giustizia alla Pubblica amministrazione, ora però il PNRR è anche e soprattutto opere pubbliche: cantieri, che si aprono una volta esaurita la gestazione delle decine di migliaia di progetti che si sono candidati ai finanziamenti di Next Generation Eu. In questo contesto nasce il «PNRR delle cose», il monitoraggio periodico realizzato da Sole 24 Ore e Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale dell’ANCI, per osservare, misurare e raccontare nel tempo quelle che saranno le realizzazioni concrete del PNRR.

Fino alla fine del 2023, come certificato dalle relazioni semestrali del Governo al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, la spesa effettiva per gli investimenti finanziati dal Next Generation Eu si è rivelata decisamente più bassa rispetto alle ambizioni iniziali. Anche l’ultimo report governativo, aggiornato al 31 dicembre scorso, indicava una spesa di 45,6 miliardi, per larga parte (26,74 miliardi) realizzata attraverso i meccanismi automatici dei crediti d’imposta per le imprese e per l’edilizia, finiti a finanziare anche le ristrutturazioni con il Superbonus 110% di 46.922 villette e 13.833 condomini.
Più di un osservatore, a partire dallo stesso ministro per il PNRR Raffaele Fitto, ha sottolineato una certa parzialità del dato sulla spesa effettiva, dovuta alle complicazioni del cervellone ReGis con cui il Mef monitora ogni mossa del Piano. In ogni caso, fin lì gli investimenti pubblici avevano giocato un ruolo cadetto.
Ora lo scenario cambia. Il contatore dei bandi è in aggiornamento continuo, ma l’ultima estrazione mostra che le gare bandite sono salite a quota 72.836, e le aggiudicazioni sono 41.687 (il 57,2% rispetto ai bandi). In questo universo, i Comuni assorbono da soli 48.202 gare bandite e 29.166 aggiudicate, abbracciando quindi il 66,2% dei progetti e il 70% dei lavori avviati.

Oltre al protagonismo nei numeri assoluti, i municipi mostrano un tasso di aggiudicazione (60,5%) più alto di quello medio (57,2%), e sono superati in questo aspetto solo dalle Province (61,7%) e dalle Asl (61,1%) dove però il numero di progetti partiti è infinitesimale (36).
Che cosa suggeriscono questi numeri? Due cose, essenzialmente. Che la spesa effettiva in conto capitale delle Pubbliche amministrazioni finanziata con il PNRR dovrebbe aver raggiunto finalmente un ritmo consistente, che con ogni probabilità comincerà già a essere registrato dalla nuova Relazione governativa attesa in Parlamento prima della pausa estiva. E che però la strada ancora da compiere è molta: perché i 72.836 bandi di gara rappresentano solo il 28,9% dei progetti di opere pubbliche alimentate dal Pnrr con 117,4 miliardi di euro.
Anche in questo caso i Comuni appaiono decisamente più avanti, perché le loro gare già censite coprono l’82,5% del totale dei progetti, favoriti in questo anche dalla minor dimensione unitaria delle opere di loro competenza rispetto alle più grandi infrastrutture ministeriali, mentre un grado di ritardo preoccupante sembra farsi largo dalle parti di scuole e università.
Ma qui non si tratta di una gara fra settori della Pubblica Amministrazione. La sostanza è chiara, e spiega che il PNRR è partito davvero anche sul terreno delle opere pubbliche: e che questi mesi saranno cruciali per capire le chance reali del Paese di arrivare in tempo all’appuntamento del 2026 sfruttando in misura soddisfacente l’opportunità creata dall’Europa in faticosa ripresa dopo la pandemia.

Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 18 giugno 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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