Anche ampi brani della proposta di legge sulla concorrenza del Governo, a parere dell’Autorità, non si configurerebbe come pro-mercato. In primo luogo, come si legge oggi sul Sole 24 Ore nell’articolo di Carmine Fotina, “perché è vero che si prevede il ricorso a gare annuali, ma solo una volta verificata la disponibilità di aree concedibili, all’esito di ricognizioni che dovranno fare i Comuni. Insomma, il principio potrebbe restare su carta. Non solo. Il Ddl ha previsto un regime di salvaguardia degli attuali concessionari, che non appare in linea con la normativa Ue e con i principi affermati dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria. In pratica, fino alla scadenza prevista nel relativo titolo, sono fatte salve le concessioni già assegnate con gara e quelle già rinnovate per dodici anni ai sensi del decreto Rilancio del 2020, quindi fino al 2032. Peraltro, in caso di procedimento bloccato, ad esempio per inerzia dei Comuni, può scattare il rinnovo automatico. L’Antitrust parla di cristallizzazione riferendosi alla possibilità di estendere fino a tutto il 2025 la validità delle concessioni non interessate dai procedimenti di rinnovo, ferma restando l’eventuale maggiore durata prevista. Secondo l’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli, tutto questo è in contrasto con le sentenze del Consiglio di Stato del novembre 2021 che erano intervenute per bloccare le maxi-proroghe delle concessioni balneari, stabilendo un principio generale valido anche per gli altri settori della direttiva Bolkestein. Ovvero la necessità di andare a gara in presenza di risorsa scarsa, da intendere però in termini relativi e non assoluti, tenendo conto cioè non solo della “quantità” del bene disponibile, ma anche dei suoi aspetti qualitativi e, di conseguenza, della domanda che è in grado di generare da parte potenziali concorrenti”.
Quest’ultimo passaggio, nello specifico, potrebbe frenare le ambizioni della maggioranza anche sulle concessioni balneari.
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