È questa la domanda che ricorre in questo periodo, volgendo gli occhi, più che in qualsiasi altro momento, verso il SUAP, quel SUAP tanto trascurato dai livelli politici, perché, si sa, le procedure offrono poca trippa per gatti, in termini di consenso; da sempre tanto bistrattato dagli uffici ed enti terzi, obbligati a rispettare i tempi di adempimenti e procedimenti, sull’osservanza dei quali quello stende la propria vigilanza e a cedervi, dolorosamente, ogni funzione di front office; neppure amato particolarmente dagli utenti, almeno da tutti gli utenti, perché la reductio ad unum talora si disvela un vestito troppo stretto, che non consente di avere interlocutori alternativi, ove un determinato SUAP non soddisfi le aspettative, qualunque aspettativa.
Nondimeno, più che limitarci a parlare di SUAP, è opportuno parlare senza indugi di SU, lo sportello unico disegnato dalla riforma Madia, configurazione che ben si presta oggi a confluire nel single digital gateway del Regolamento (UE) 2018/1724 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 ottobre 2018, che istituisce uno sportello digitale unico per l’accesso a informazioni, procedure e servizi di assistenza e di risoluzione dei problemi, uno strumento che ha le potenzialità per garantire a tutti gli Stati membri le medesime condizioni per ripartire, se non altro a livello di “vetrina”… ciò che comunque non è indifferente per gli investitori frontalieri e transfrontalieri, oltre che per i cittadini.
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