Nella segnalazione l’Antitrust ribadisce che il contingentamento del numero di esercizi farmaceutici sul territorio nazionale si traduce nella protezione di reddito delle farmacie già presenti il cui numero, in una larga parte dei comuni italiani, è peraltro inadeguato a soddisfare le esigenze dei cittadini.
Per l’Antitrust, se passasse l’emendamento presentato, si ridurrebbero le possibilità di scelta dei consumatori, con probabili effetti negativi sul livello dei prezzi e sulla qualità del servizio offerto, attenuando significativamente gli effetti concorrenziali che il libero sviluppo di questo nuovo canale distributivo sta esercitando. Al contrario, il processo di liberalizzazione della distribuzione dei farmaci deve proseguire, non solo attraverso un ampliamento del numero degli esercizi, ma anche consentendo la vendita al di fuori della farmacia, e sempre alla presenza del farmacista, dei medicinali di fascia C, acquistabili solo con la ricetta medica.
Secondo l’Antitrust infatti l’apertura di oltre tremila parafarmacie in meno di quattro anni e il conseguente ampliamento delle possibilità di scelta del consumatore, nonché l’apertura di circa 500 punti vendita nella media e grande distribuzione, dove i prezzi sono in media più bassi del 25%, sono risultati sicuramente importanti sotto il profilo concorrenziale.
L’emendamento presentato al decreto milleproroghe non rappresenta un’iniziativa isolata: da quando sono state aperte le parafarmacie l’Antitrust ha dovuto più volte segnalare proposte di modifica della normativa volte a vanificare gli effetti della liberalizzazione e, in particolare, a ostacolare l’apertura di nuovi punti vendita, rendendola più onerosa, o a creare una sorta di “pianta organica” anche per le parafarmacie. Lo stesso presidente Antonio Catricalà aveva ribadito la posizione dell’Autorità, proprio in Senato, davanti alla Commissione XII Igiene e Sanità, dove è in discussione un disegno di legge di riforma del settore, l’11 novembre scorso.
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